RCL, macchine rotocalco in banda stretta per applicazioni speciali – Opportunità di crescita per le aziende di stampa e converting

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Prosegue la crescita di RCL, costruttore piemontese di macchine da stampa rotocalco in banda stretta al servizio di applicazioni di nicchia per l’industria farmaceutica e del vino, in particolare per la stampa delle capsule in alluminio per bottiglie. Bruno Giorcelli, socio dell’azienda con Gaetano Castellano, ci presenta una delle sue ultime innovazioni, una tecnologia con un ottimo rapporto qualità/prezzo che può invogliare le aziende a investire per aprirsi nuovi mercati.

Sante Conselvan e titolari RCL

Il settore del packaging è sempre alla ricerca di novità, sia da un punto di vista tecnologico che di applicazioni, e RCL – che da sempre è un punto di riferimento per lo sviluppo di tecnologie da stampa rotocalco in banda stretta, per non dire strettissima, fino ai 160mm di larghezza – si pone sul mercato come un partner in grado di affiancare il proprio cliente nello sviluppo di nuovi progetti, e nella scoperta di nuovi mercati.

Incontriamo Bruno Giorcelli nella sede dell’azienda a Terruggia in provincia di Alessandria, nel cuore del Monferrato, circondati da splendidi vigneti che, come vedremo in seguito, hanno molto a che fare con il business di alcuni clienti di riferimento, italiani ed esteri, del costruttore piemontese.

Rotoshaftless 5 colori per il mercato portoghese

Nell’officina dell’azienda, nella quale lavorano 20 persone, è in fase di ultimazione una Rotoshafless con 5 unità di stampa rotocalco, 4 colori + vernice, larghezza banda massima 550mm per un cliente portoghese che stampa capsule in alluminio che rivestono il collo delle bottiglie di vino. Si tratta della linea top di gamma di RCL che, come ci spiega Bruno Giorcelli, per filosofia costruttiva fornisce le proprie macchine con una serie di dispositivi e soluzioni tecniche innovative, che sicuramente rendono inizialmente l’investimento più oneroso, in grado però di ripagarsi in breve tempo con un’efficienza produttiva elevata e con un effettivo risparmio dei costi.

Questo modello, che a breve verrà installato da uno stampatore in Portogallo, non è dotato di cambio automatico della bobina, che ovviamente è disponibile, ma solamente perché per le brevi tirature e le tipologie di lavoro stampate si è ritenuto sufficiente prevedere un secondo asse per la seconda bobina, che permette all’operatore di preparare il lavoro successivo che poi verrà gestito manualmente dallo stesso. Grazie a questo accorgimento si ottiene un risparmio di 8-10 minuti nel cambio lavoro. Questa rotocalco piccola, ma solo nelle dimensioni, perché da un punto di vista tecnologico non ha nulla da invidiare alle linee più grandi, è gestita interamente dall’elettronica e ogni impostazione viene salvata e registrata così da permettere un avviamento velocissimo per le future ristampe. Un’interfaccia touch-screen inoltre, intuitiva e facile da usare, consente di poter intervenire in ogni parte della macchina.

Gama G26 per il controllo della viscosità in linea

RCL GamaTra le varie attrezzature che RCL ha inserito come dotazione di serie su questa linea ci sono i viscosimetri G26 di Gama, appositamente sviluppati per la stampa rotocalco a solvente. Una partnership, quella fra l’azienda di Giorcelli e la società di Sante Conselvan, che prosegue ormai da alcuni anni con reciproca soddisfazione. Come ricordato all’inizio della nostra visita da Bruno Giorcelli, RCL fornisce la macchina con tutte quelle attrezzature ausiliarie ritenute indispensabili per un processo di stampa perfetto e sotto controllo e il viscosimetro rientra senz’altro fra quegli elementi chiave, anche perché la latta di inchiostro, nel momento in cui viene aperta, subisce le condizioni della temperatura, specie l’umidità, e applicare un inchiostro senza la corretta viscosità può compromettere la qualità del lavoro finale.

“Anche in una macchina compatta come questa, in virtù della presenza di fondi di inchiostro importanti, il solo fatto di tenere sotto controllo la viscosità, garantisce notevoli risparmi. Inoltre questa macchina da stampa viene gestita da un solo operatore, e poter avere un livello di automazione importante lungo tutta la fase del processo di stampa, garantisce la qualità del risultato finale con un controllo assoluto. L’impianto è integrato sulla macchina, in ogni stazione colore, e montiamo un piccolo touch-screen a bordo macchina dal quale è possibile gestire i viscosimetri; in futuro, se il cliente ne sentirà la necessità, la soluzione potrà essere implementata con il modulo per la verifica dei consumi di inchiostro, utile per tenere sotto controllo i costi ma anche per le successive ristampe, poiché avendo il dato sui consumi reali si possono fare dei preventivi più precisi”, interviene Sante Conselvan di I&C-Gama Group, che sta portando avanti sul mercato un percorso di formazione, basato sull’automazione dei processi utile a raggiungere un maggior livello di standardizzazione.

RCL cambio cilindroPrimerizzare il materiale grazie alla 5^ stazione colore

“Il tempo di far passare il materiale dallo svolgitore all’avvolgitore finale e la macchina è pronta per iniziare a produrre, con uno scarto minimo di materiale. Le commesse in questo settore sono per lo più a 4 colori, ma abbiamo aggiunto il quinto colore poiché grazie alla barra diagonale mobile il cliente può primerizzare il materiale grezzo autonomamente e in linea, oppure si possono inserire delle scritte personalizzate sul retro del materiale, ed è questa un’esigenza recente emersa nel settore enologico, che viene usata come anticontraffazione”, dice Bruno Giorcelli.

Sempre per soddisfare le esigenze della stampa di capsule in alluminio per bottiglie di vino, dove spesso i grafismi sono gli stessi, ma è il colore a fare la differenza tra cliente e a cliente, RCL ha pensato di offrire il cambio del colore semplicemente sfilando la vaschetta inchiostro senza toccare i cilindri stampa. Importante sottolineare che su questo modello possono essere montati i cilindri che il cliente ha in archivio (e sappiamo quanto sia rilevante il patrimonio cilindri di ogni stampatore rotocalco) e che grazie a dei coni di adattamento da inserire sull’albero, possono essere facilmente inseriti nell’elemento stampa. In uscita, prima del riavvolgitore, è prevista la fase di taglio con coltelli e controcoltelli che vengono montati e fissati in base alla larghezza finale della bobina da produrre. Questa è un’idea che è stata pensata da RCL proprio per poter avere una linea completa dalla bobina vergine a quella finale, senza la necessità di ulteriori passaggi off-line.

Cappe di asciugamento a temperature indipendenti

Nel processo di stampa rotocalco la fase che riveste una grandissima importanza è quella di asciugatura del materiale, e su questo modello RCL ha previsto delle cappe ottimizzate in grado di offrire due livelli differenti di asciugatura con temperature diverse in entrata e uscita, che possono differire di +/- 30° cambiando anche la velocità dell’aria. Questo permette di asciugare al meglio i fondi pieni che, come noto, se aggrediti subito da un flusso di aria rischiano di seccarsi in superficie lasciando il solvente fluido nella parte sottostante. Invece con questo sistema si ottiene il risultato desiderato a una velocità di stampa di 120 metri al minuto che, come sottolineato da Giorcelli, in questo settore è un ottimo risultato visto che mediamente si stampa a non più di 50 metri al minuto.

Rototestine 4 per la stampa di bande molto strette

Rototestine è l’ultima tecnologia di RCL, nata da un’idea di Bruno Giorcelli, e in 4 anni sono già 5 le linee installate sul mercato. Si tratta di una macchina 4 colori orizzontali a zig-zag in banda 220 mm, dotata di avvolgitore, guidanastro, 2 cappe di asciugatura a galleggiamento, telecamera, taglio in linea e avvolgimento finale su due assi. La macchina raggiunge i 120 metri al minuto di velocità massina e produce bobine molto piccole, prevalentemente a fondo pieno, ma abbiamo visto anche bobine a più colori (fino a 7 con pantoni e vernici) per la produzione di dischetti che fungono da copertura per la parte superiore del tappo e che, salvo rare eccezioni, vengono stampati con fondi pieni.

“Questa è una macchina che ho progettato ormai 4 anni fa e che nelle aziende in cui è stata installata, dove viene usata per la stampa di alluminio e pvc, si sta rivelando un vero e proprio successo: lavora praticamente in autonomia 24 ore su 24, garantendo tutte quelle piccole produzioni a elevato valore aggiunto, che altrimenti nessuno sarebbe in grado di fare. L’investimento è contenuto e permette all’azienda di poter penetrare nuovi mercati. Sono inoltre convinto che possa essere la tecnologia giusta per il settore dei nastri ma anche per il mondo delle etichette. Ho dei clienti che si erano interessati alla nostra Rotoshaftless, ma ai quali ho prima proposto la Rototestine, scommettendo con loro che in breve tempo con questo investimento si sarebbero ripagati la più grande Rotoshaftless, e così è stato”, conclude Bruno Giorcelli che punta molto nell’immediato futuro su questa piccola ma performante tecnologia che potrà aiutare molte aziende a diversificare la propria offerta.