Per la Fase 2 è necessario adottare un protocollo unico e chiaro per far ripartire le aziende

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Anna Paola Cavanna, torna a esprimere delle considerazioni importanti in vista della Fase 2 e di una ripartenza e lo fa dalle colonne del quotidiano “Libertà” di Piacenza a pagina 12 dell’edizione odierna, del quale riproponiamo qui sotto il pezzo a firma di Filippo Lezoli.

 

Anna Paola Cavanna è anche intervenuta ieri 15 aprile 2020 su Radio Flexo: cliccando a questo link è possibile ascoltare la sua intervista.

 

 

Anna Paola Cavanna

“Che le aziende ripartano gradualmente, ma lo facciano con tutte le precauzioni, cercando di contenere il più possibile i contagi”. Anna Paola Cavanna, titolare di Laminati Cavanna e presidente dell’Istituto italiano imballaggio interviene nella discussione su come dovrebbe essere impostata la Fase 2, quella che porterà il mondo produttivo italiano a riprendere a camminare, dovendo però convivere con il virus.

Lo fa, in realtà, dalla posizione di chi non si è mai fermato, per questo le sue parole meritano attenzione. Le imprese del packaging hanno infatti proseguito l’attività anche in queste settimane molto complicate, dando continuità a filiere fondamentali: quella dei generi alimentari e della farmaceutica.

“Abbiamo dovuto modificare tutte le procedure interne e ci siamo attivati fin da subito. In principio pensavamo che avremmo dovuto chiudere. Poi, sia pure con grandi disagi e l’agitazione di molti clienti, siamo riusciti a proseguire e contenere i contagi”.

La Cavanna premette che non è “né economista né virologa”, ma porta con in dote la pratica di questi giorni, l’esperienza di chi già ha dovuto garantire la continuità della produzione in mesi di epidemia. Le aziende, spiega, possono e devono ripartire seguendo le linee guida che hanno adottato quelle rimaste attive perché ritenute ‘essenziali’, “termine questo che non mi piace perché tutte le aziende lo sono”, sottolinea – che da subito hanno capito l’importanza di fronteggiare l’emergenza sanitaria. La Fase 2, a suo avviso, deve essere gestita a livello nazionale con l’adozione di alcune norme chiare e uniformi. “Servono soluzioni pratiche che garantiscano l’assunzione di procedure necessarie a fronteggiare il contagio secondo un protocollo strutturato. In primo luogo occorre l’adeguamento della valutazione del rischio biologico, coinvolgendo il medico competente, quindi la sanificazione degli ambienti di lavoro, l’utilizzo quando possibile dello smart working e lo scaglionamento di ingressi e uscite dei dipendenti. È poi fondamentale la distribuzione dei dispositivi di protezione individuale, la continua informazione e formazione del personale e la creazione di un ‘comitato’ interno per l’attuazione delle procedure, che controlli continuamente il rispetto delle regole e in caso di inosservanza abbia l’autorità di applicare richiami disciplinari a chi non è diligente”.

Per la Cavanna è decisiva la competenza e l’esperienza maturata sul campo. Ecco perché resta perplessa dal fatto che nei 17 membri della task force nominata dal Governo per sovrintendere alla Fase 2 non vi sia alcun imprenditore.

Riguardo ai test sierologici rapidi ritiene che “dovranno essere utilizzati solo quando affidabili, riconosciuti dall’ISS e con il prezzo calmierato, mentre giudica i tamponi utili per “identificare e spegnere i focolai domestici al fine di una riapertura in sicurezza”, ma è soprattutto sulle mascherine che Anna Paola Cavanna focalizza la sua attenzione. “Andrebbero distribuite alle aziende e rese disponibili nel numero necessario per un congruo ricambio. Per la mia azienda le ho comprate, ma pagandole dieci volte il loro costo effettivo”. Pone anche l’accento sul loro smaltimento. “Andrebbero posizionati degli appositi bidoni per smaltirle in modo corretto, e non soltanto nelle aziende, ma anche in città vicino a supermercati, farmacie, poste e luoghi frequentati, questo per evitare che favoriscano forme di contagio e inquinino l’ambiente. Sono altamente contagiose, credo sia compito dei Comuni attivarsi per disporre dei contenitori ad hoc”.