DuPont in qualità di azienda leader è chiamata a fornire risposte concrete al mercato in tema sostenibilità. Un impegno serio e non più procrastinabile che è stato al centro del dibattito dell’ultima riunione aziendale dello scorso settembre dove sono stati analizzati con esperti del settore gli ultimi trend e le soluzioni tecnologiche per tradurre in azioni concrete i dettami teorici
La sostenibilità è ormai un must per ogni tipo di attività produttiva, e la stampa flexo di imballaggi non ne è esente. Ma se fino a qualche anno fa se ne parlava come una materia quasi astratta, con orizzonti temporali molto futuristici, ora non è più così e aziende leader come DuPont si interrogano al loro interno per poter fornire risposte e soluzioni concrete ai mercati di riferimento. È il cliente che lo chiede e l’industria non può più farsi trovare impreparata.
DuPont è da sempre impegnata per lo sviluppo sostenibile del settore, e sono tanti gli interrogativi a cui bisogna dare risposte. Il cambiamento climatico è senz’altro in cima alla lista, ormai è del tutto evidente quanto l’attività umana incida sul clima e ciò che sembrava impensabile fino a pochi anni fa, adesso è problematica tangibile e sotto gli occhi di tutti. Quello ambientale è un aspetto sicuramente importante, da dove si parte sempre per affrontare l’argomento sostenibilità, ma non è l’unico.
“Quando abbiamo iniziato a parlare di sostenibilità nel 2008 la parola sostenibile era poco più che uno slogan. Oggi per noi essere sostenibili significa sviluppare dei prodotti specifici affinché si possa ottenere un packaging che sia maggiormente sostenibile, con un costo finale allineato al tradizionale e stampato con gli stessi standard di qualità”, dice Mario Castelli.
Oggi è sempre più chiaro che la sostenibilità sia un percorso che ogni realtà, con l’ausilio di consulenti specializzati, può costruirsi per dare al mercato quelle risposte e quelle rassicurazioni richieste per creare fiducia in un marchio, e deve coinvolgere anche l’aspetto sociale ed economico, come emerso durante l’ultimo convegno Gipea. Perché è vero che tutto ha un prezzo, e la sostenibilità costa, ma poi i conti vanno fatti col mercato che ha sempre l’ultima parola.
La sostenibilità nel settore del packaging: obiettivo comune
Una crescita sostenibile, cui oggi tutti i fornitori di tecnologie ma anche di servizi dovrebbero mirare, non è solo un programma a fasi per migliorare le prestazioni ambientali delle proprie proposte, ma un modo globale di lavorare, per offrire un importante valore economico e aprire nuove opportunità. Gli operatori del mercato dovrebbero abbandonare l’idea che le tecnologie sostenibili siano solo un compromesso o operazioni di marketing, perché oggi la rivoluzione sostenibile è qui e sta sconvolgendo tutti i settori. Per l’ambiente e la società è un’ottima cosa ma mette sotto pressione tutti, fornitori e utilizzatori.
Dappertutto non facciamo che sentire questa parola, anche alla recente fiera K, la più importante esposizione mondiale per il settore plastico, il leit motiv era questo, e anzi abbiamo notato un grande fermento tradotto in soluzioni concrete, da parte delle aziende che operano nel mondo della plastica, tradizionalmente sotto l’occhio del ciclone e dei consumatori che spesso sono portati a considerare questo materiale come non sostenibile quando in realtà oggi l’aspetto principale è valutarne la funzionalità in relazione al compito chiamato a svolgere e la sua effettiva riciclabilità, senza dimenticare che quasi sempre è maggiore l’impatto ambientale del prodotto contenuto nella confezione, piuttosto che la confezione stessa che deve proteggere, trasportare e quindi garantire che un alimento non venga sprecato. E sappiamo quanto lo spreco alimentare sia un altro aspetto da considerare nel percorso della sostenibilità.
Webinar, eventi e incontri di associazioni hanno la sostenibilità come tema principe. Un dato che sicuramente emerge da tutto questo discutere e da questi confronti è l’importanza della necessità di misurare la sostenibilità e lo strumento migliore per farlo e per contrastare il greenwashing è l’LCA, processo oggettivo di valutazione dei carichi ambientali connessi con un prodotto, un servizio o un’attività, includendo l’intero ciclo di vita del prodotto, per capire quali siano i principali contributi all’impatto ambientale di un prodotto o di un servizio e quindi agire per abbatterli. Questa analisi è importante soprattutto perché è evidente che non ci sono ricette o percorsi universali per diventare sostenibili; ognuno, dal singolo individuo all’azienda, deve costruirseli da solo. Altrettanto chiaro che nessuna persona o azienda potrà essere sostenibile al 100%, ma l’importante è avvicinarsi all’obiettivo il più possibile.
Cartone o plastica? E l’impatto degli imballaggi?
Quelli in cartone sono definiti ecologici per loro natura, sono riciclabili e biodegradabili al 100%, e il cartone riciclato non dura di meno o è meno resistente. Invece la caratteristica principale degli imballaggi flessibili è la loro leggerezza; il peso dell’imballo, e quindi del prodotto finito, in fase di trasporto e stoccaggio è inferiore e sono minori il peso e il volume in fase di smaltimento, quando diventa rifiuto. Molto importante è l’aspetto legato al design di un imballaggio, per cui la fase progettuale va considerata come il punto di partenza affinché un imballaggio possa essere pensato per un riutilizzo e a fine vita, per un riciclo al 100%.
Si potrebbe obiettare che anche se il cartone richiede meno energia per essere prodotto usa più acqua e produce una gran quantità di rifiuti solidi; inoltre il cartone è più pesante e voluminoso per cui produce più emissioni di CO2 associate con il trasporto. Ma il cartone deriva da una risorsa rinnovabile e viene prodotto sempre più spesso usando energia rinnovabile e si ricicla più facilmente. Relativamente alla plastica le percentuali di riciclo stanno aumentando, anche se le percentuali di riciclo del cartone sono tre volte tanto e i prodotti in cartone sono fatti con cartone riciclato.
Insomma, tanti i pro e i contro, ma in ultima analisi l’obiettivo primario, a prescindere dalla scelta di usare imballaggi in plastica o cartone, è ridurre i rifiuti, riducendo quindi i materiali utilizzati per produrli (lastre, prodotti chimici, inchiostri), riutilizzando gli imballaggi e riciclando il più possibile. E in questo percorso tutti sono chiamati a svolgere un ruolo, condividendo esperienze e informazioni tra tutti gli stakeholder della filiera, dai produttori di materiali e tecnologie, fino agli stampatori-converter e infine la GDO e i consumatori.
DuPont ha svolto internamente un’analisi del ciclo di vita incentrata sulle differenze e l’impatto tra la stampa flessografica e rotocalco utilizzando l’esempio degli imballaggi flessibili, quindi, nell’area flessografica, la produzione di lastre confrontando la tecnologia a solventi e termica, con un’analisi approfondita nel mondo della stampa flexo su cartone ondulato e per sacchetti di carta.
E per quanto riguarda le lastre? Ovviamente la lastra ottimale è quella in grado di fornire la più alta qualità di stampa, su supporti sostenibili e a costi contenuti.
Ne parliamo in questa intervista con Christian Apenberg, Regional Marketing Manager EMEA & AP – Cyrel® Solutions, DuPont e Mario Castelli, Sales Manager Southern Europe and Northern Africa – Cyrel® Solutions, DuPont.
Pensando al 2030, quali azioni concrete metterete in atto per raggiungere gli obiettivi della sostenibilità?
“DuPont si è impegnata a fissare obiettivi scientifici per ridurre le emissioni di gas serra (GHG) in linea con l’iniziativa Science Based Targets (SBTi), una partnership tra CDP (ex-Carbon Disclosure Project), Global Compact delle Nazioni Unite, World Resources Institute (WRI) e WWF. Ciò include riduzioni concrete delle emissioni Scope 1 e 2 (cioè dirette e indirette) entro il 2030, obiettivi che molto probabilmente l’attività di Cyrel® Solutions supererà. DuPont si è inoltre impegnata ad arrivare a emissioni zero entro il 2050.
In DuPont™ Cyrel®, lavoriamo continuamente per ridurre l’impatto ambientale dei nostri prodotti e per fornire ai nostri clienti un flusso di lavoro ottimizzato sia per i sistemi a solvente che termici. Ci sono diversi progetti in lavorazione e i risultati saranno continuamente riportati in LCA aggiornate. È particolarmente importante per noi guardare al quadro completo, che include le materie prime che utilizziamo per produrre i nostri prodotti, imballaggi per fornire i sistemi, i flussi di lavoro e i materiali di consumo più efficienti per garantire che anche i nostri clienti possano migliorare la loro impronta ambientale. Esempi recenti sono nell’ultimo aggiornamento del LCA, che afferma un vantaggio complessivo del 38% in meno di CO2 per il flusso di lavoro termico Cyrel® FAST rispetto al solvente, ma anche lo sviluppo di un nuovo solvente, Cyrel® Flexosol-X, che elimina componenti pericolosi oltre a fornire fino al 50% in meno di emissioni di COV”.
Materiali, tecnologie e sostenibilità – le soluzioni DuPont per le esigenze dei mercati dell’imballaggio flessibile, etichette e cartone ondulato
“Ovviamente clienti diversi hanno esigenze diverse e siamo in grado di supportare i clienti nel loro percorso di sostenibilità ed è necessario iniziare ad agire adesso. Crediamo fermamente nella flessografia come tecnologia a più basso impatto per la stampa di imballaggi flessibili, come dimostrato dalla nostra LCA in quanto generalmente consuma meno solventi ed energia e produce meno scarti all’avviamento.
La produzione di lastre per queste applicazioni può essere ottimizzata passando alla tecnologia termica: Cyrel® FAST consuma meno elettricità rispetto a un flusso di lavoro con solventi (fino all’81% in meno, secondo un recente studio basato su dati interni ed esterni) ed evita completamente l’uso e la manipolazione di solventi organici.
Per il cartone ondulato, dove predominano le lastre con rilievo profondo, supportiamo i nostri clienti in diversi modi: da una parte forniamo lastre più sottili, supportate da materiale in schiuma per il montaggio, che contribuiscono a ridurre l’impatto ambientale. L’altro punto, forse ancora più importante, è supportare la tendenza del settore a utilizzare cartoni con un contenuto riciclato più elevato e su cui spesso è più difficile stampare. DuPont™ Cyrel® ha sviluppato lastre fotopolimeriche come Cyrel® DLC per il post-print su cartone ondulato e Cyrel® ESM per il pre-print su carta/cartoncino che offrono una qualità di stampa superiore anche su supporti difficili. In questo modo consentiamo ai converter e ai brand-owner di scegliere materiali con un minore impatto ambientale, senza compromettere la qualità di stampa”.
Il futuro sarà sempre più a favore delle tecnologie termiche o ci sarà ancora spazio per quelle a solvente?
“DuPont è stato un pioniere della produzione di soluzioni termiche per la preparazione di lastre flessografiche e l’industria conferma la sua idoneità per molte applicazioni, non solo per ragioni di sostenibilità. Dall’introduzione di Cyrel® FAST oltre 20 anni fa, sono state installate più di 1.500 unità e continuiamo a innovare con i nostri sistemi di ultima generazione Cyrel® FAST 2000 TD e 3000 TD. Ci aspettiamo un’ulteriore crescita del processo termico.
Tuttavia, non abbandoniamo i sistemi a solvente. I nostri recenti lanci di prodotti (solvente Cyrel® Flexosol-X non pericoloso e a basse emissioni, lastre Cyrel® EASY R in versione termica e solvente e Cyrel® Lightning LSH ottimizzato per l’esposizione a LED) confermano il nostro impegno a supportare entrambi i flussi di lavoro”.
Secondo la vostra esperienza, quanto sono importanti le credenziali di sostenibilità verso il cliente finale di un player come DuPont per la decisione di acquisto per prodotti e tecnologie?
“Abbiamo riscontrato un grande interesse per dichiarazioni di sostenibilità supportate dai dati. Molti dei nostri clienti diretti e indiretti stanno lavorando per raggiungere obiettivi di sostenibilità e noi, come fornitori di materiali e sistemi, possiamo supportare la valutazione dello status quo fornendo informazioni basate sui fatti. Nell’attuale contesto economico, la sostenibilità può essere di nuovo messa in secondo piano rispetto agli obiettivi a breve termine, ma il raggiungimento dei requisiti di sostenibilità sarà sempre più un requisito competitivo e finanziario”.