Carta al massimo per rinnovabilità ed economia circolare, ma pesa il costo energetico – Alcune proposte di Assocarta

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“L’Italia è il 3° produttore di carta in Europa, ma è il 2° utilizzatore europeo di carte da riciclare dopo la Germania cioè l’11% dei volumi europei”, commenta Massimo Medugno DG Assocarta a margine della VIII edizione dell’EcoForum di Legambiente, a Roma, “Semplificazioni, innovazione e partecipazione: un #Pianonazionale per l’#economiacircolare“. E aggiunge “Questi due dati accostati ci dicono molto sulla propensione della carta in Italia all’economia circolare”.

Infatti il 61% delle fibre utilizzate nella produzione cartaria è costituito da carta da riciclare (il tasso di utilizzo è passato dal 56,8% del 2019 al 61% nel 2020), mentre già oggi l’80% degli imballaggi in carta viene riciclato (tasso di utilizzo 2020). Nel 2020 sono state utilizzate 5.207 milioni di tonnellate di carta da riciclate utilizzate nel processo produttivo nel 2020 (+2,9% 2020/2019).

A ciò va aggiunto che: – il 90% delle materie prime proviene da fonti rinnovabili; – l’80% della carta prodotta proviene da siti certificati ISO 14001 o EMAS; – l’85% delle fibre vergini acquistate dal settore in Italia è dotato di certificazione forestale FSC o PEFC.
Il 90% delle capacità di riciclo in Italia e in Europa utilizza gas naturale come vettore energetico.

“Proprio le politiche per il contenimento delle emissioni stanno contribuendo ad un aumento ulteriore del costo dell’energia, mettendo in difficoltà la produzione e il riciclo. Nei giorni scorsi la quotazione della CO2 in ambito ETS hanno raggiunto 58 euro per ogni tonnellata. Raddoppiati negli ultimi 8 mesi e quintuplicati negli ultimi 18 mesi. In questo modo i costi energetici aumentano, ma non solo quelli dei fossili anche quelli delle rinnovabili”, evidenzia Massimo Medugno.

Massimo Medugno, Presidente Assocarta

“Come rompere questo ciclo perverso? Impedire che partecipano al mercato ETS le compagnie finanziarie e utilizzare tutti i proventi per promuovere un fondo per la decarbonizzazione dell’industria. La fare transizione va utilizzata per realizzare piani e programmi per dare un’alternativa concreta all’industria del riciclo” conclude Medugno.

 

 

Le proposte di Assocarta per la resilienza e la ripresa: Autoproduzione di energia
Grazie alle caratteristiche del processo cartario, che ha bisogno contemporaneamente di energia elettrica e calore, riteniamo che il settore abbia la potenzialità per accogliere nuovi impianti o il rifacimento di impianti di cogenerazione con un contestuale ulteriore miglioramento dell’efficienza e la predisposizione all’utilizzo di gas rinnovabili (biogas, idrogeno), con conseguente riduzione delle emissioni di CO2.
Gli investimenti in nuovi impianti di cogenerazione e le riqualificazioni di quelli esistenti, consentono un incremento di efficienza energetica del 3%-5% e una pari riduzione delle emissioni di CO2 e di NOx e hanno un potenziale di applicabilità all’intero settore. Considerato che il settore ha emissioni dirette e indirette di CO2 pari a 5,5 milioni di tonnellate e una capacità elettrica installata di oltre 600 MW a cui si aggiunge un potenziale per nuova capacità cogenerativa per altri 200 MW, applicando queste tecnologie all’intero settore si avrebbe una riduzione di 275.000 t CO2 l’anno e 180 t di NOx l’anno.
Un co-beneficio importante è rappresentato dalla possibilità di poter riutilizzare i siti esistenti, senza necessità di intervenire sulla rete di distribuzione.

Biometano
Il settore utilizza complessivamente 2,5 miliardi di m3 di gas. Il riciclo in Italia e in Europa si svolge quasi esclusivamente in cartiere che utilizzano questa fonte di energia.
Lo sviluppo della produzione di biogas per mezzo di tecnologie di digestione anaerobica delle acque reflue o dai fanghi di depurazione è stata ipotizzata per 4 diversi progetti pilota, con un costo di investimento complessivo di 14,7 milioni di euro, che potrebbero essere realizzati con adeguato supporto economico e il giusto contesto normativo. Questi interventi consentirebbero evitare l’emissione in atmosfera di 11.500 tonnellate di CO2 e, contemporaneamente, ridurre la produzione di 10.000 tonnellate di rifiuti.
L’applicazione di queste tecnologie dipende, ovviamente, dalla natura e caratteristiche dei reflui. Se ipotizziamo che la loro applicazione sia possibile nel 50% dei casi, potremmo ottenere una riduzione di 80.000 t di CO2 l’anno, producendo 200.000 tonnellate di rifiuti in meno.
Inoltre, il settore cartario potrebbe essere anche l’utilizzatore di biogas/biometano prodotti da impianti di terzi. L’Italia è sicuramente una protagonista nella raccolta di rifiuti biodegradabili che potrebbero produrre, insieme ai fanghi di depurazione, biogas e biometano.
Le cartiere sarebbero, quindi, il naturale destinatario delle raccolte differenziate della carta, ma anche le utilizzatrici di biogas e biometano in parte autoprodotto, in parte prodotto all’esterno, potendo utilizzare la rete gas esistente e quindi senza bisogno di creare nuove infrastrutture dedicate.
È, quindi, fondamentale piano per la produzione di biogas e biometano che copra i costi attualmente ancora superiori rispetto al gas, estendendo gli incentivi esistenti per la mobilità all’utilizzazione a livello industriale nei settori gas intensive, come quello della carta.

Idrogeno e Energie Rinnovabili
Il settore, in quanto principale utilizzatore di gas naturale in Italia, rappresenta anche il migliore destinatario per l’impiego di idrogeno, assicurando una solida base di consumo continuo e costante nel tempo.
Il solo il costo dell’idrogeno è però attualmente circa 5 volte quello del gas, a cui vanno aggiunti i costi per coprire i necessari adeguamenti tecnologici degli impianti di produzione di energia e della rete. Il settore ha già individuato 10 progetti di adeguamento tecnologico degli impianti, per un investimento complessivo pari a 82.300.000 euro, che potrebbero essere realizzati con adeguato supporto economico e il giusto contesto normativo.
Si stima che i soli progetti individuati comporterebbero una riduzione del 15%-20% delle emissioni di CO2. Considerando che l’applicabilità di queste soluzioni è sostanzialmente estendibile all’intero settore, che ha emissioni dirette e indirette di CO2 di 5,5 milioni di tonnellate l’anno, è ipotizzabile una riduzione di circa 1.100.000 t di CO2 l’anno.
Investire ulteriormente nelle Energie Rinnovabili sarebbe certamente incentivato se la disciplina delle Comunità Energetiche Rinnovabili fosse estesa all’Industria

Migliorare l’Economia Circolare dell’Italia incrementando il riciclo
Secondo il Rapporto ambientale di Assocarta, sono stati esportati 1,5 milioni di tonnellate di carta da riciclare e tale quota è potenzialmente destinata ad aumentare in considerazione di tre fattori principali: l’aumento delle raccolte finalizzato al raggiungimento degli obiettivi di riciclaggio, l’obiettivo di riduzione dello smaltimento in discarica dei rifiuti urbani e il divieto di collocamento in discarica dei rifiuti derivanti dalla raccolta differenziata. Bisogna però evidenziare che nell’ultimo anno in Italia sono stati avviati due nuovi impianti di produzione di carta che utilizza carta da riciclare, per una capacità produttiva che a regime raggiungerà le 800.000-900.000 tonnellate circa. Possiamo quindi prevedere una costante riduzione delle esportazioni.
L’industria cartaria ha prodotto nel 2019 982.400 tonnellate di rifiuti, pari a circa 110 kg ogni 1000 kg di carta prodotta. Le principali tipologie di rifiuti sono le fibre e cariche da separazione meccanica (35,3%), lo scarto di pulper (26,3), i fanghi da depurazione biologica (7,2%). Il restante 30% è composto da rifiuti di vario genere, in prevalenza rifiuti d’imballaggio e altri residui di produzione.
La discarica rappresenta ancora una voce importante nella destinazione dei rifiuti dell’industria cartaria (il 34,3%), mentre il recupero energetico rappresenta solo il 14,5% e il restante 51,2% è destinato ad altre forme di recupero.

L’attuale situazione italiana differisce significativamente dal resto d’Europa. Nella tabella seguente viene riportato un confronto, sempre relativo all’anno 2019 in cui emerge che la differenza tra il nostro paese ed il sistema europeo è sostanzialmente determinato dal diverso rapporto tra il ricorso alla discarica e il ricorso al recupero energetico.