Quali sono i diversi tipi di imballaggi alimentari utilizzati nel mondo della grande distruzione? Andiamo a scoprire cosa sono il packaging compostabile e la bioplastica compostabile, una vera e propria svolta green in questo ramo.
Quali sono i diversi tipi di imballaggi alimentari e di che materiali sono composti?
In base al decreto legislativo numero 152 del 3 aprile 2006 gli imballaggi alimentari che troviamo nei supermercati sono classificati in tre tipi: primario, secondario e terziario (che però viene utilizzato soprattutto per il trasporto delle merci e dunque non coinvolge gli utenti finali). L’imballaggio primario è il “primo rivestimento” che avvolge il prodotto per essere acquistato e successivamente consumato. Per questo viene definito imballaggio per la vendita ed è rivolto unicamente al consumatore. È il più importante dal punto di vista igienico e sanitario perché protegge l’alimento andando ad impedirne l’alterazione e la possibile contaminazione. Gli imballaggi alimentari secondari, invece, sono anche detti multipli e, raggruppando un certo numero di prodotti, facilitano il rifornimento degli scaffali. I materiali utilizzati sono molteplici: legno, plastica, vetro, alluminio, carta o acciaio, tutti con diverse modalità di smaltimento.
Quali devono essere le caratteristiche del packaging compostabile?
La rivoluzione nell’imballaggio alimentare è l’utilizzo del packaging compostabile che deve rispettare una specifica norma europea, la EN13432, che stabilisce alcune caratteristiche che deve necessariamente possedere. La più importante è il fatto che deve decomporsi almeno per il 90% entro tre mesi, seguita “a ruota” dalla cosiddetta disintegrabilità. Con questo termine si intende la capacità di frammentarsi in particelle invisibili nel compost finale (queste particelle devono essere inferiori al 10% della massa iniziale). Inoltre non devono esserci effetti negativi sul processo di compostaggio e sulla quantità di compost finale e i livelli di materiali pesanti devono rimanere bassi. Attenzione a non confondere il packaging compostabile con quello biodegradabile: un materiale compostabile, infatti, può essere anche biodegradabile, mentre uno biodegradabile non necessariamente è anche compostabile.
Cos’è la bioplastica compostabile?
Un altro materiale molto impiegato ultimamente è la bioplastica compostabile. Seppure sia molto facile scambiarla con la classica plastica in realtà hanno in comune ben poco. Infatti nonostante abbiano la stessa consistenza, resistenza e trasparenza, la prima è derivata dal petrolio mentre la bioplastica compostabile da polimeri di origine vegetale come manioca, canna da zucchero, amido di mais e barbabietola da zucchero. Perché preferire la bioplastica compostabile? I vantaggi sono molteplici sia per l’ambiente – dato che viene biodegradata in meno di 12 settimane – che per la nostra salute. Questo perché, rispetto ai materiali plastici tradizionali, la bioplastica compostabile emette una quantità di gas tossici decisamente inferiore. Un esempio in questo senso è la PLA che, in fase di incenerimento all’interno delle discariche, non produce gas volatili ma più calore di giornali, legno e scarti alimentari e lascia pochi residui. Inoltre, seppur sia leggermente più costosa, ha quasi sempre una densità più elevata e dunque permette una resa finale maggiore. Per tutti questi motivi la bioplastica compostabile sta prendendo decisamente piede all’interno del settore alimentare al fine di sostituire l’uso eccessivo e dannoso della plastica monouso.